(P.Bertoli-F.Urzino)
Nei fragili pensieri appena nati Erode canta un'ode del macello
Milioni di discorsi non parlati, aborti mai usciti dal cervello
Nel sangue sparso dall'Inquisizione, nelle morali assurde del potere
Nella necessità della ragione, nel tormentato viaggio del sapere
Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare
E inoltre le visioni dei poeti molto al di là del muro dei valori
Nel magma arroventato dei pianeti, sopra la cecità di miti e umori
Nel centro degli stomaci affamati, nel cuore dei bisogni delle vele
In fondo a sacrifici innominati, laddove odio e amore stanno insieme
Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare
Tra i ruderi di Atlantide sommersa, nei corpi martoriati degli schiavi
Nel sogno di una nuova alba diversa, nei grandi esploratori senza navi
Tra i cantici potenti dell'ingegno e il misero strisciare dell'inganno
Tra mistiche figure senza regno che corrono e non sanno dove vanno
Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare.